La sinagoga di Mantova "Norsa-Torrazzo"
A Mantova la sinagoga “Norsa-Torrazzo” sorge all’interno di un edificio civile di proprietà della Comunità ebraica in via Govi n. 13.
La sinagoga è la fedele copia di quella originale che sorgeva nell’area del vecchio ghetto e che è stata demolita nel 1899.
Il tempio prende il nome da una delle più antiche famiglie ebraiche di Mantova: i Norsa-Torrazzo proveniente da Castelgoffredo dove per molti anni hanno gestito un banco di prestito posto nel Torrazzo del paese (da qui il nome Norsa-Torrazzo).
Le origini
Judah ben Menahem Norsa nel 1489 ottenne il permesso di avere nella propria casa un locale adibito a sinagoga privata. Nel 1513 papa Leone X accordò la necessaria bolla di riconoscimento. Nel corso del ‘500 sorgono nel quartiere ebraico ben dodici luoghi di culto. Nel 1630 le sinagoghe di Mantova furono saccheggiate e distrutte dai lanzichenecchi mercenari dell’Imperatore asburgico. Per qualche mese tutta la popolazione ebraica venne cacciata dalla città trovando rifugio in paesi del contado.
Tra il 1633 e il 1635 gli ebrei rientrati in città ricostruirono sei sinagoghe tra cui quella di rito italiano chiamata “Norsa-Torrazzo”, in onore della famiglia che ne aveva pagato le spese di costruzione. In quest’occasione essa perse il suo carattere privato e diventò pubblica. Nel 1751 la sinagoga “Norsa-Torrazzo” venne rifatta completamente in stile tardo barocco e così restò fino alla demolizione del 1899 ed alla riedificazione fuori dal ghetto.
La ricostruzione della sinagoga
La ricostruzione fedele nella sede attuale ha comportato il trasferimento di tutti gli arredi settecenteschi lignei (Arca Santa, banchi, porte, finestre, ecc) ed in ferro battuto (lampadari, riquadro centrale porta-lumi, ringhiere, ecc.). Prima della demolizione sono stati fatti, inoltre, tutti i calchi delle pregevoli e ricche decorazioni a stucco che pertanto è stato possibile rifare esattamente come erano ad ornamento delle pareti.
All’interno di lunette, verso la volta centrale, e di 8 medaglioni, lungo le pareti, sono riportati versetti o citazioni bibliche. La parete cieca di fondo ripropone, dipinta, la geometria della parete ad essa frontale dando così la sensazione di maggior profondità all’ambiente.
Nel grande medaglione presente nella parte alta di questa parete si legge in ebraico una dedica di ringraziamento alla famiglia Norsa che nel 1751 sostenne le spese di un completo rifacimento.
L’edificio è a pianta centrale con pavimentazione in marmo a riquadri rosa e bianco; l’accesso all’area a piano terra è ammessa solo agli uomini, mentre le donne possono accedere, per mezzo di una scala a sinistra nel vestibolo dell’ingresso, al primo piano dove c’è il matroneo; un altro locale sovrastante il matroneo dava alloggio ai componenti del coro; entrambi questi locali si affacciano all’interno della sinagoga, ma una griglia lignea a larghe maglie ne riduce la vista a chi sta a pian terreno.
Al piano terreno, ma leggermente sopraelevate e con orientamento est-ovest, si trovano due luminose nicchie: quella esposta ad est dà alloggio all’ “Arca Santa” (Aron ha-kodesh) e quella esposta ad ovest ospita il leggìo dell’officiante (Tevà).
Un secondo piccolo leggìo (Amud) è collocato davanti all’Arca Santa.
La sinagoga è annessa ad un edificio moderno e ristrutturato che ospita gli uffici, la sala riunioni e gli archivi della Comunità Ebraica.